giovedì 5 febbraio 2009

SIAMO PROFONDAMENTE AMAREGGIATI!

Movimento per la Vita - Casarano

Siamo profondamente amareggiati!
La scorsa notte Eluana Englaro ha compiuto l’ultimo viaggio della sua vita, un viaggio di sola andata, in direzione di Udine, con destinazione finale la Casa di cura “La Quiete”. Com’è rasserenante, com’è “acquietante” questo nome, come richiama amorevolmente il “requiescat in pace” di nostra conoscenza.
Al termine di questo viaggio in comoda ambulanza protetto dalla presenza di un bravo anestesista, nel volgere di poche settimane, la luce della vita di Eluana sarà definitivamente spenta, e il suo volto sorridente scomparirà definitivamente dagli schermi TV e dalle pagine dei giornali.
Dei bravi e precisi colleghi medici, forse anestesisti (in altre circostanze rianimatori), somministreranno quotidianamente e meticolosamente piccole dosi di non-vita sottraendo gradualmente cibo ed acqua, in obbedienza precisa e meticolosa alle sentenze di sapienti giudici, quelli che sanno sempre tutto e di tutto capiscono, per cui possono giudicare di tutto.
Eppure Eluana vive: respira regolarmente e autonomamente, il suo cuore batte ritmicamente e spontaneamente, ha un regolare ritmo sonno-veglia, al risveglio apre gli occhi, produce ormoni, recentemente ha anche avuto una mestruazione, fa la sua passeggiatina in giardino (ovviamente in carrozzella) quando il tempo è buono. E’ oggetto “vivente” delle amorevoli cure delle suore misericordine di Lecco. E’ vero, viene alimentata e idratata mediante sondino naso-gastrico, anche se ultimamente abbiamo appreso che ha potuto deglutire un sorso d’acqua. E’ vero, non ha le funzioni intellettive, non ha coscienza di sé, è in ”stato vegetativo”. Ma lo stato vegetativo è solo una forma di disabilità estrema, non è una malattia che porta a morte. E’ vero, lo stato vegetativo di Eluana è persistente da 16 anni, ma esso non può mai essere definito “permanente”, come la stampa e la magistratura ci hanno fatto credere scambiando maliziosamente la qualifica di “persistente” ( come per altre condizioni patologiche della Medicina Clinica, es. proteinuria persistente, ematuria persistente, epatite persistente, per le quali mai si userà il termine “permanente”) con quella di “permanente”, che include il concetto della irreversibilità. Ma lo stato vegetativo non potrà mai essere definito irreversibile, come ha confermato la conferenza di Londra del 1996, quando neurologi e ricercatori di tutto il mondo si confrontarono su questa patologia, i cui decorsi possibili sono ancora sconosciuti (oggi si sa che oltre il 50% dei pazienti in questo stato riacquistano anche dopo anni un margine seppur minimo di coscienza).
Dunque Eluana vive, è in stato vegetativo persistente, ha mostrato negli ultimi mesi sorprendenti segni di miglioramento. Eppure dei giudici sapienti e dotti hanno sentenziato che “deve morire”, perché il suo tutore legale (il padre) vuole fortissimamente che Eluana (sua figlia) muoia e perché la stessa Eluana non avrebbe voluto continuare a vivere della sola vita vegetativa. E la morte sarà “indolore”, si sentenzia, senza sofferenza. Sarà comunque prudente somministrare dei sedativi durante le procedure di sottrazione di cibo ed acqua (evidentemente i “sapientoni” qualche dubbio di non sapere proprio tutto l’hanno avuto).
Quello che amareggia profondamente è che ci siano medici disposti a dare la morte ad un malato, in spregio delle più elementari e nobili norme deontologiche della professione medica. Il medico è fatto per la vita, lotta per la vita, si sforza di strappare alla malattia e alla morte per riportare alla vita in pienezza. Quanto è triste sapere che non è sempre e per tutti così!
Ancora pochi giorni, e tutto sarà finito! Signore, abbia pietà di noi!

3 Febbraio 2009 Alberto Colonna

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