mercoledì 4 febbraio 2009

LA FORZA DELLA VITA NELLA SOFFERENZA

Si è svolta domenica 1 febbraio la 31° Giornata della Vita.

Il tema che i vescovi italiani hanno scelto per il loro messaggio è stato: la forza della vita nella sofferenza.

I vescovi affermano che la sofferenza è parte della nostra vita, appartiene al suo mistero ed a quello dell’uomo, ma che non ci si deve rassegnare ad essa e che quando la scienza lo permette, bisogna fare il possibile per alleviare le sofferenze, specialmente di chi si trova nella fase finale della vita.

Il tema della giornata per la vita di quest’anno, non è affatto casuale: vita e sofferenza sono le due grandi questioni che accompagnano la vicenda di Eluana Englaro. Dicono infatti i Vescovi in un altro passaggio: “C’è chi vorrebbe rispondere a stati permanenti di sofferenza, reali o asseriti, reclamando forme più o meno esplicite di eutanasia.”

Oltre al dolore che provoca la vicenda della povera Eluana, non bisogna dimenticare che quello che ha deciso per lei la Cassazione (e che sarà applicato fra pochissimi giorni) rappresenta un gravissimo precedente giuridico.

Eluana, con la sua vita o con la sua morte provocata, rappresenterà uno spartiacque per il diritto italiano. Non bisogna essere grandi giuristi per capire che la decisione della Cassazione non può essere in nessun modo giustificata con la Costituzione Italiana, e che non si può neppure parlare di “vuoto normativo”. Non occorre una nuova legge per vietare ciò che altre leggi vietano esplicitamente.


Fare le leggi partendo dai casi limite è una brutta abitudine italiana che spesso torna di moda; non è questa la sede per parlare della famosa 194, la legge che regola l’aborto in Italia, ma forse è bene ricordare che gran parte dell’opinione pubblica venne influenzata dalla faccenda di Seveso: il 10 luglio 1976 nello stabilimento della società ICMESA di Meda, confinante con Seveso, un reattore chimico destinato alla produzione di triclorofenolo, un componente di diversi diserbanti, perse il controllo della temperatura e si scaldò oltre i limiti previsti. Si formò una nube tossica che colpì in modo particolare il comune di Seveso. Immediatamente dopo l'avviso iniziarono a circolare voci di possibili malformazioni dei feti in quella zona.

I radicali, iniziarono una campagna di stampa (come sanno fare solo loro!) e con l’aiuto di medici compiacenti, convinsero molte gestanti della zona che i loro bambini avrebbero avuto serie malformazioni. Nonostante allora in Italia l'aborto fosse vietato, sotto la pressione crescente fomentata dai radicali, il 7 agosto il ministro della sanità Dal Falco e il ministro della giustizia Bonifacio, entrambi democristiani, ottenuto il consenso del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, autorizzarono gli aborti per le donne della zona che ne fecero richiesta. Qualche decina di aborti fu praticata anche in Italia, in particolare presso la clinica Mangiagalli di Milano, e in due casi presso l'ospedale di Desio. Uniche voci importanti di dissenso furono Montanelli che parlò di aborto eugenetico e il cardinale di Milano, Giovanni Colombo, che disse: <>.

All'epoca non si praticavano diagnosi prenatali e le analisi compiute successivamente a Lubecca sui feti abortiti dimostrarono che erano tutti sani. Nessuno dei bambini abortiti e nessuno dei bambini che riuscirono a nascere era dunque handicappato, ma questa vicenda sdoganò l’aborto in Italia.


Forse questa storia non centra nulla con la vicenda Englaro, ma almeno due aspetti in comune ci sono: il primo e più importante è che a Seveso nel ’76, come a Udine oggi, si discute di vita e di morte, il secondo è che allora come oggi, una pressione mediatica pilotata, spinge l’opinione pubblica e le istituzioni a privilegiare la morte.


Trent’anni fa il cardinale di Milano chiese di salvare quelle vite, oggi lo fa la Chiesa tutta, lo fanno le suore che hanno amorevolmente accudito Eluana in questi anni e che più volte hanno chiesto al padre di lasciarla con loro.


Anche le comunità parrocchiali di Casarano con i soci del movimento per la vita hanno pregato il 25 novembre scorso per Eluana e continuano a farlo ora che lei ha più bisogno, si sono raccolte il 1 febbraio in preghiera a Nardò con il Vescovo Domenico Caliandro e continueranno la loro riflessione sul tema della vita il 7 febbraio alle 19.15 con un incontro nel salone polivalente della Parrocchia del Cuore immacolato di Maria e con una Messa nella cappella dell’ospedale sabato 14 febbraio alle 18.30.


Gli amici del movimento per la vita

“Gianna Beretta Molla” – Casarano



http://movimentoperlavitacasarano.blogspot.com

movimentovita.casarano@gmail.com

oppure venite a trovarci a Casarano in c.da Pineta (c/o B&B LA PINETA).

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